Coronare un amore

E pensare che ho quasi odiato agosto per buona parte della mia vita.
“Successe tutto in agosto” , potrebbe essere il titolo, se non fosse che è stato un tirare le somme, ritirare il premio per essere arrivati alla fine di un’estate tutta in salita, in cui si rischiava di cadere malamente.

Il periodo in cui le letture assorbivano molte delle mie emozioni ed energie mentali non è mai del tutto passato. Sicuramente non è più come da adolescente, quando mi trovavo per le mani un’edizione economica di un libro che ho amato molto, anche se da tutti considerato un’opera minore di Jack Kerouac.

Ricordo la copertina in cartoncino plastificato e soprattutto l’immagine di copertina, la riproduzione di un quadro che mi sono ritrovato a fissare molto spesso, a libro chiuso. Pochi personaggi in un campo vasto, nella luce di un locale notturno, come spiati da un passante misterioso. Un trancio di vita per chi ama sbirciare nelle vite altrui, forse con una qualche utilità o forma di compensazione per la propria.

E’ così che ho conosciuto Edward Hopper, e per anni è stato il mio solo modo di amarlo.
Per anni, fino a quando in libreria non ho trovato uno splendido volume Tascher a meno di 10 euro.
Sempre sia benedetto.

Rimettere i piedi per terra

Trovare una Milano ancora semideserta rende il ritorno alla “normalità” meno traumatico, trovare subito un parcheggio è sempre la solita stessa piccola gioia.

Per qualche giorno ancora non ci saranno sveglie che suonano, beghe di lavoro o bollette da pagare. Un rientro soft, da una vacanza breve, sfigata, ma indimenticabile.

Commiato

Se la sfiga non mi da il colpo di grazia all’ultimo minuto e per un giorno si dimentica di me, lunedì si parte per una (sigh) breve vacanza, credo meritata.
Quasi dispiace lasciare una Milano così vicina a come la vorrei per tutto l’anno, in queste bellissime giornate di sole senza afa, ma la meta – anche se poco ambiziosa – promette bene.
Ci si vede fra poco.

Scade la licenza del software del parcheggio, auto intrappolate

Succede negli Stati Uniti ad Hoboken, New Jersey. C’è un parcheggio senza rampe nè vialetti, è un robot che si occupa di parcheggiare le auto.
Tu lasci lì la macchina, il robot la prende, la piazza e poi te la riprende. Senza il robot le macchine sono inamovibili.

Ovviamente c’è un software che fa funzionare il robot e se la licenza di questo software scade, il robot incrocia le braccia e i poveri guidatori si ritrovano con l’auto intrappolata in un enorme scatola di cemento armato.

Mentre l’amministrazione della città e il fornitore del software litigano, la gente va a piedi…