Qui un tempo era tutta campagna

Dopo le ultime disavventure di Gmail torno ad applicazioni che rischiavano di essere spinte in soffitta dalle moderne meraviglie del cloud computing e della filosofia “tutto online” di Google.

Google Reader nasconde i siti da cui non ci sono aggiornamenti e così possono passare anche degli anni prima che ti accorga che l’ultimo post di un certo blog risale al 2007, che un sito non esiste più dal 2009 e che – oddio, leggevi davvero quella roba?!?
Per fare la conta dei caduti è bastato trasferire le mie sottoscrizioni RSS da Google Reader a Thunderbird.
Sono decine, quasi tutti sono passati nel giro di un paio di anni da 30 post al mese ad una mortale sterilità.

Li capisco, erano tempi in cui tutti aprivano il blog, tutti avevano qualcosa da dire, qualcosa di cui erano esperti.
Poi sono arrivati Facebook, i primi figli, forse anche un lavoro diverso; gli interessi si sono annacquati e si è trovato chi è più esperto ed informato degli altri.
Mi chiedo quanti usino ancora RSS, col suo essere “really simple” più a parole che nella realtà della pratica.
C’è stato un tempo, su Internet, dove ovunque c’era l’iconcina arancione con le parentesine concentriche, adesso hanno tutti il bottone blu di Facebook e si clicca “Mi piace”.

Come sempre su Internet, sono pochissimi anni, ma sembran secoli.

Un’infanzia difficile

Chi di voi non ricorda il giocattolo più desiderato da piccoli, quello per cui ci si inchiodava davanti alla vetrina, per cui si facevano capricci e tonnellate di buoni propositi pur di intenerire il cuore di mamma e papà?
E per chi almeno uno di questi oggetti tanto bramati, che tutti gli amici e compagni di scuola sembrano avere meno te, non è rimasto che un sogno da fare ad occhi aperti, prima di addormentarsi nella cameretta strapiena di tutti gli altri giochi?
Quante volte abbiamo pensato di essere poveri perchè ci siamo sentiti dire che “costa troppo” e abbiamo desiderato con tutto il nostro cuoricino di essere figli di un miliardario che ci avrebbe sommerso con tutto quello che avremmo potuto chiedere?

Se abbiamo superato l’infanzia senza traumi, possiamo adesso consolarci leggendo che nemmeno ai bambini di uno degli uomini più ricchi del mondo è concesso tutto: niente iPod o iPhone per i signorini Gates.