Giacca e cravatta. Maglietta ed occhiali da sole. Jeans e camicia.
I REM sono la parte meno caciarona del rock.
Non hanno bisogno di nulla che stupisca, la ricetta è quella semplice e tradizionale quanto basta propria dei migliori cuochi. Si sa, ad essere importanti sono gli ingredienti che devono essere genuini e ben miscelati: semplici canzoni, strofa-ritornello. Niente assoli.
La cucina è ottima: suonano bene e ci mettono l’anima.
Vecchie volpi che sono, sanno dosare le forze senza essere impostati.
Li guardi e intuisci la naturalezza di saper fare bene solo questo mestiere e la gioia un po’ infantile che rimane dopo tutti questi anni di carriera.
Tutto semplice: si divertono e fanno divertire. Il pubblico reagisce e Michael Stipe ringrazia.
Sono due ore in crescendo, compatti e sempre a fuoco come pochissimi sono capaci di essere.
Sì, c’è la scenografia ed è ottima: accompagna senza mai sovrastare, sottolinea ed esalta senza mai rubare la scena.
I bis sono generosi e anche chi – come il sottoscritto, conosceva neppure tutte le canzoni più famose se ne torna a casa riconciliato con il rock.
Ah, prima c’erano gli Editors che non sono affatto male, però non togliamo loro la sacrosanta gavetta prima del giudizio definitivo.