Una speranza, finalmente

Almeno per una volta lasciamo perdere i soliti gufi e riconosciamo che le cose non vanno poi sempre così male.

Un team scientifico internazionale la cui composizione è tenuta segreta per evitare connotazioni politiche o ideologiche, ha svolto un’indagine durata diversi anni su un significativo campione di nostri connazionali che 4 anni fa indossavano la maglietta riportante la frase di Steve Jobs “Stay hungry. Stay foolish” ed i risultati resi fin qui noti sono incoraggianti.
Alla fine del periodo di osservazione ai soggetti è stata sottoposta una serie di domande ed ecco alcuni dei risultati:

  • il 10,7% degli intervistati si è iscritto ad un corso di inglese
  • il 74,4% dichiara di conoscere perfettamente la regola del fuorigioco nel gioco del calcio
  • l’81,8% ha scritto almeno una volta “no scie chimiche” sul proprio profilo Facebook
  • il 66,7% vorrebbe emigrare, ma vicino a casa o a Londra.
  • il 34% ha ottenuto un contratto di lavoro a tempo indeterminato
  •  il 45,6% ha ottenuto un mutuo pluridecennale per l’acquisto di una abitazione. Di questo campione il 97% ha dichiarato di aver acquistato un’abitazione al di sotto delle proprie aspettative e il 91,6% intende acquistarne un’altra entro 10 anni.
  • il 23,4% ha smesso di indossare T-shirt anche nei mesi invernali
  • il 63,8% gioca a Candy Crush Saga durante gli spostamenti casa-lavoro
  • l’89,3% pensa di essere più competente del suo diretto superiore nell’ambiente di lavoro, il 98,1% ritiene di lavorare circa il doppio della media nazionale.
  • solo lo 0,3% è morto per cause imputabili direttamente o indirettamente a malnutrizione o disordini alimentari.
  • Non si sono registrati casi di malattie mentali comprovate.
  • il 100% del campione non indossa più la maglietta con la scritta “Stay hungry. Stay foolish“.

un tatuaggio con la scritta

Siamo così

Vi racconto la stessa storia ambientata in due posti diversi.

Italia

Compro online due biglietti per una mostra prima della sua inaugurazione tramite il principale circuito nazionale di prevendite.
Dopo poco pare che la mostra verrà rinviata, poi invece viene detto che si farà a data da destinarsi, di avere fiducia che comunicheranno presto le nuove date.
Chiedo il rimborso dei due biglietti e mi viene detto che purtroppo le spese di commissioni non posso essere restituite anche se sono loro ad annullare l’evento.
Dopo qualche settimane viene annunciato ufficialmente che la mostra proprio non si farà più.

Sono passati più di 5 mesi e del rimborso nessuna traccia. Nessun messaggio che mi aggiorni sullo stato della mia pratica o sulle cause del ritardo. Silenzio.
A qualche insulto sull’account Twitter ufficiale si risponde che i rimborsi sono cominciati da qualche settimana e sono ancora in corso (manco avessere venduto milioni di tagliandi, ma tant’è).

To be continued …

 

Stati Uniti

Mi accorgo che al momento del rinnovo automatico del mio abbonamento ad un servizio di streaming mi sono stati addebitati circa 20 dollari più del dovuto.
Dalla form sul sito chiedo spiegazioni in merito e il giorno dopo, in orario comodo per me nonostante il fuso orario, un addetto del servizio clienti mi telefona da New York per confermarmi che l’errore c’è stato e che entro 5 giorni lavorativi riceverò il corrispondente accredito sulla mia carta, con tante scuse per il disagio.
Inutile aggiungere che i soldi sono arrivati nei tempi promessi.
Fine della storia.

 

Il tassello mancante

In questi giorni, girando per Milano, non si poteva non notare il poster del recente Concerto Anni ’80 di Nino D’Angelo.
Mi sono baloccato per più di qualche minuto nell’immaginare la composizione del pubblico di quel concerto, a Milano, nel 2014.

Oggi invece mi imbatto in un libro che sicuramente copre una lacuna editoriale, ma rischia di aprire un’altra voragine di dubbio e disperazione in me.

La copertina di In diretta, il libro di Cecchetto

Titoloni per bietoloni

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Il titolo qui sopra è oggi su uno dei quotidiani più letti in Italia.
Se solo io ci vedo ignoranza e quel tanto di razzismo che da sempre accompagna Balotelli, ditemelo che mi metto il cuore in pace una volta per tutte.

Che poi sto “Balo” rimarrà il re della giungla fino al primo gol sbagliato, poi tornerà ad essere solo un “negro” arrogante e neanche tanto capace di giocare al pallone.