Devo sedermi

Lo ammetto, Carver è stato una scoperta tardiva. Una folgorazione che è arrivata quando cominciavo ad avere i miei punti fermi, quando le convenzioni e le abitudini cominciavano a sedimentarsi.
Ricordo di aver letto Perchè non ballate? Ho chiuso il libro ed ero innamorato perso, colpito allo stomaco da una sorpresa assolutamente inaspettata. Uno di quei colpi di fulmine che da adolescente ti fanno innamorare indistintamente di cose o persone così, in un attimo.

Non avevo mai letto uno stile così asciutto e tagliente, così essenziale. Forte.
Inutile dire che ho letto e riletto tutto quello che sono riuscito a trovare, diventando uno dei tantissimi che considerano Carver un genio, un maestro da ammirare, imitare ed invidiare.

Oggi, anche in questo caso in ritardo, scopro che Carver non è quello che credevamo.
Per qualche minuto mi è quasi mancata la terra sotto i piedi.
Mi ci è voluto qualche giorno per recuperare l’articolo che Baricco ha scritto su Repubblica lo scorso 17 marzo e trovare il coraggio di leggerlo, anche se sapevo già: in realtà Carver non sarebbe Carver senza un tale Gordon Lish, un editor che prese i suoi primi racconti, li tagliò e li maneggiò così tanto da far nascere il minimalismo letterario di cui ci siamo tutti innamorati.
Insomma, la famosa farina non veniva tutta dallo stesso sacco.
Ho lasciato decantare la notizia per qualche giorno, e grazie al cielo nel frattempo sono arrivate ben altre notizie. Ho riletto, ho ripensato.
I racconti sono stupendi, perfetti. E’ vero, forse troppo perfetti, come se fosse ovvio che dietro c’è tutto un lavoro, una “manifattura” come dice Baricco.
Ma sono stupendi e questo basta.
Einaudi pubblica principianti, ovvero la stesura originaria dei racconti che poi Gordon Lish fece diventare Di cosa parliamo quando parliamo d’amore. Credo che lo comprerò, ma senza fretta.

(Il titolo più ovvio se l’è preso prima Wittgenstein, da cui ho saputo).

Chi è numero primo e chi invece no

Ho letto le prime pagine e ho pensato: “carino”.
Poi ho continuato a leggere.
Poi ho guardato la foto dell’autore, e la sua biografia. Ho continuato a leggere.
Poi ho riletto la biografia dell’autore un attimo e ho continuato a leggere.
Ho finito il libro e ho pensato “bravino”. Ma tutto lì.

Pensavo fosse la mia inevitabile invidia per qualsiasi coetaneo che sembri combinare qualcosa di più del mio livello autoimposto, per quel faccino che sicuramente piace negli ambienti universitari.
“Forse sono io, guarda tutte ste recensioni”.

La solitudine dei numeri primi non emoziona e delude man mano che si procede nella lettura. Lascia mediamente indifferenti, ecco tutto. Se è stato il vostro unico libro dell’estate mi spiace, ma è legittimo essere incuriositi da tanto bailamme pubblicitario e da un premio Strega.

E scusate se ho dovuto aspettare che una vocina fuori dal coro desse anche a me il coraggio di dirlo pubblicamente.

Non fate gli indiani

Pontiac è un progetto collaterale all’ultima fatica letteraria del collettivo Wu Ming. Un libro illustrato in formato PDF e un reading musicato.
Il valore dell’opera è sicuramente superiore a quello dell’esperimento in sè.

Si può scaricare gratis, pagare una cifra a scelta oppure un prezzo fissato da Wu Ming. Io ho scaricato, ascoltato e poi sono tornato a pagare i 5 euro che gli autori ritengono il giusto compenso.

La storia è bella, ben interpretata e con un accompagnamento musicale molto interessante. Vale la pena cliccare.

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La Feltrinelli online

Feltrinelli ha lanciato, per ora in fase sperimentale, il proprio negozio online. E’ possibile navigare il vasto catalogo di libri, musica e film con la scontata spruzzata di web 2.0.

Quando cominceranno ad arrivare i contributi dei visitatori lettori potremo leggere recensioni dei titoli e parole chiave (tag) che gli utenti possono appiccicare ad ogni prodotto.
Avrei gradito molto poter importare la mia wishlist da aNobii e non ho ancora capito bene a cosa serva lo Scaffale. Buona la funzione di ricerca e la procedura di ordine.

Non credo che riuscirò mai a rinunciare al piacere di aggirarmi per gli scaffali pieni di libri, sfogliarne le prime pagine, saggiarne la consistenza, respirare felice il leggero odore di milioni di pagine fresche di stampa, ma oggi ho fatto il primo ordine, ben contento di poter utilizzare i punti della mia CartaPiù.

Buon Natale a me.

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Kindle: sarà davvero rivoluzione?

C’è chi lo definisce l’equivalente dell’iPod per gli e-book.
Senza entrare nel merito delle questioni squisitamente tecniche, senza pensare alle limitazioni all’uso delle opere acquistate che ricordano davvero iTunes col suo DRM, io dico soltanto che il Kindle è un po’ troppo bruttino per diventare l’oggetto rivoluzionario che vincerà sul gusto per la carta stampata che non sembriamo affatto aver voglia di perdere.

Credo che ci sia una folta schiera di amanti devotissimi della carta stampata, che trovano un inspiegabile benessere nel contemplare la propria libreria carica di volumi colorati, li accatastano in doppie e triple file, li mettono in mostra anche se sono ingialliti, stropicciati.
Queste persone scrivono su ogni romanzo la data in cui l’hanno comprato, aprono un volumetto da niente solo per rileggere per l’ennesima volta la dedica scritta a penna sulla prima pagina.
Persone generalmente miti e accondiscendenti, sono capaci di mettere a dura prova amicizie decennali per prestiti mai resi, gelosi padroni di tomi dal valore commerciale praticamente nullo.

Certo, forse in un futuro non molto prossimo anche queste persone si aggireranno con un Kindle per le strade, sui treni, in metropolitana. Ci leggeranno il quotidiano, i loro blog preferiti, le previsioni del tempo e i documenti di lavoro che non hanno avuto la forza di studiarsi la sera prima, ma me li vedo sempre e comunque con un tascabile nella borsa.

Stiamo parlando di persone colte, ben consapevoli che ridurre il consumo di carta è necessario, e sono i primi a cercare di farlo nel proprio piccolo, ma forse anche per questo inguaribilmente romantiche, inesorabilmente sensibili al millenario fascino della pagina, al sensuale tocco della sua fisicità.
Finchè queste persone avranno occhi per leggere, le librerie continueranno ad avere scaffali e non solo aree download.

Sono persone spesso interessate o addirittura entusiaste della tecnologia, ma un oggetto come Kindle non porta loro nessun vantaggio pratico, anzi li priva di tanti piccolissimi piaceri.

Credo che per queste persone il passaggio completo alla carta digitale non avverrà mai del tutto. Saranno le nuove generazioni a decretare o meno il successo del sostituto della carta, ma forse per allora ci sarà qualcosa di meglio del Kindle.

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