Voghera

Il luogo in cui sei nato e sei cresciuto, dove hai passato quegli anni così importanti per diventare adulto, ti rimane dentro che tu lo voglia o no.

Milanese da ormai molti anni, continuo a sentirmi vogherese, senza particolare orgoglio nè vergogna.
Per caso è successo che i miei genitori mi abbiano fatto nascere lì piuttosto che altrove e per caso lì sono stato per quasi 3/4 della mia vita.  Non ho merito nè colpa per essere vogherese piuttosto che altro. Penso quindi di riuscire a parlare della mia cittadina natale senza campanilismo o senza il disprezzo di tanti che lasciano la provincia per la città.

E’ un posto semplice, operoso ma allo stesso tempo sonnacchioso come tanti altri sparsi per la provincia, senza peculiarità che lo facciano risaltare.
E così per tanti Voghera è ancora la patria della famosa casalinga e al massimo ci aggiungono un commento educato sulla bellezza delle colline circostanti e sulla bontà dei vini della zona.

Una cittadina ideale per sua offerta di servizi, per le sue dimensioni a misura d’uomo, per la mancanza di traffico, la sua vicinanza alle montagne, al mare e a Milano, la mancanza di grossi problemi di sicurezza e così via dicendo.
Una provincia da manuale, dove il centro si desertifica quando i negozi chiudono e la domenica si va tutti al mega centro commerciale che ormai ha raggiunto le dimensioni di un paese oppure a mangiare il gelato nell’unica località turistica nel raggio di qualche chilometro.
Un posto dove i vogheresi sembrano non voler stare, ma dove invece rimangono ancorati e dove ritornano anche se la loro vita li porta altrove.

E così ecco che ieri sera ho scoperto che Voghera, dopo la sua paradigmatica casalinga, può diventare paradigma lei stessa nell’immaginario collettivo:

la vignetta di Stefano TartarottiLa striscia di Tartarotti è, come sempre, molto divertente.

 

 

Il liberismo ha i giorni contati

No, il liberismo non ha i giorni contati più di quanto non li abbia qualsiasi altra cosa sulla faccia del pianeta, ma i Baustelle ci erano arrivati nel 2008, l’Economist comincia a farsi qualche domanda ora sull’onda della Brexit.
Se non volete leggere tutto l’articolo originale, il Post ha preparato la sua solita provvidenziale spiega.

Forse perchè la mia formazione culturale deve tanto alla musica quanto agli studi mai finiti (don’t try this at home), questa più o meno era la mia analisi da bar di paese fatta a caldo sulla Brexit.
E se c’è una cosa che ho imparato all’università è che bisogna sempre citare le fonti:

https://www.youtube.com/watch?v=TPaV7nmzzy0

Da da da

Altro che biometria, la nuova frontiera della sicurezza informatica è la password che si canta.

A dirlo è Mark Zuckerberg in persona, non dal suoi account Twitter però.
Infatti un gruppo di hacker sauditi ha scoperto che la sua password era “dadada” e non ci ha messo molto per prendere possesso di alcuni suoi account personali tra cui Twitter, Pinterest e, a quanto pare anche Instagram.

E mezzo mondo canta…

 

Rumore bianco

Una vita per costruirti quelle deboli fondamenta di certezze che ti permettano di uscire di casa ogni mattina senza strisciare contro i muri, anni di studio pagati a fondo perduto dai tuoi genitori… e poi, mentre stai lavando i piatti ti rendi conto che se in quel preciso istante ti chiedessero come di dice imbuto in inglese, tu cominceresti a balbettare mentre il tuo cervello produce solo rumore bianco.

Usate la lavastoviglie, gente.