Come passare da aNobii a Bookwyrm

Per molti anni Anobii è stato il social dei libri per noi italiani. Nonostante qualche vicissitudine che ha rischiato di affossarlo, il sito è ancora vivace e frequentato, anche se subisce ormai la concorrenza spietata di Goodreads, di proprietà di Amazon dal 2013.

Se volete condividere le vostre letture con altri appassionati di lettura senza che questi dati finiscano nelle mani delle solite multinazionali, Bookwyrm è un’ottima alternativa aperta e federata.
Da poco tempo il gruppo Devol ha creato un’istanza italiana, ma ne esistono già molte altre.

Bookwyrm permette di importare la propria libreria di Goodreads, così come quelle in altri formati, ma non quella di Anobii. E’ possibile comunque importare la propria libreria in pochi passaggi.

Accedendo alla propria libreria, troveremo un’icona di fianco al modulo di ricerca, cliccando potremo scegliere di esportare in formato .CSV.

Dopo qualche minuti il file ci arriverà allegato in una email.

Basterà aprire il file con un foglio di calcolo come Libreoffice Calc (o Excel) e conservare solo la colonna con i codici ISBN

Il file ottenuto, salvato in formato CSV può essere importato in Bookwyrm, andando su I miei libri e scegliendo il pulsante di importazione in cima alla libreria.

Il processo di importazione richiederà un tempo variabile a seconda della dimensione della vostra libreria e, almeno nel mio caso, non del tutto efficiente: non è possibile mantenere gli stati di lettura, le recensioni, le valutazioni e alcuni titoli non vengono riconosciuti e vanno poi redatti manualmente.

Grazie a Edoardo Secco per avermi messo sulla buona strada.

La mia è una famiglia tradizionale?

Sono sposato con una donna, anche se solo civilmente. Abbiamo due figli che coabitano con noi.
Credo di poter definire la mia come una “famiglia tradizionale”, ma quando sento parlare di difendere la “famiglia tradizionale” non riesco a trovare un problema comune con quello del modello così spesso sbandierato.
In effetti, da quando mia moglie ed io abbiamo deciso di avere dei figli abbiamo incontrato difficoltà sempre crescenti, degne di un videogioco di quelli a cui giocavamo quando eravamo ragazzini:
– conciliazione lavoro – accudienza dei figli
– scarsa disponibilità degli asili nido
– spese per il mantenimento dei figli, dal latte in polvere e i pannolini fino alle spese per i libri scolastici
– scuole spesso fatiscenti, sottofinanziate che sembrano andare avanti quasi solamente grazie alla buona volontà di dirigenti ed insegnanti
– datori di lavoro che quando torni dalla maternità o ti mettono in parcheggio oppure ti fanno lavorare peggio di prima sperando nelle tue dimissioni
– spesa al supermercato che lievita di mese in mese.
Potrei proseguire…

Non sono invece mai stato aggredito da coppie omogenitoriali, inseguito da lesbiche minacciose o derubato da bande di trans.

A questo punto mi chiedo che tipo di famiglia sia la mia, visto che i pericoli e le difficoltà che incontra non sembrano essere quelli della cosiddetta “famiglia tradizionale”.

Orsù

Se come me, nonostante tutto, vi trovate costretti ad usare Whatsapp, avrete notato che nell’ultima versione dell’app sono stati introdotti i canali (non ci aveva ancora pensato nessuno, vero Telegram?).
Per promuovere questa nuova funzione Whatsapp mi propone alcuni canali a cui dovrei assolutamente iscrivermi.
Nell’ordine:

  1. Whatsapp
  2. Marco Mengoni (perchè non un acufene piuttosto?)
  3. RaiNews (mmm, ok)
  4. Jakidale (sono troppo vecchio per conoscerlo?)
  5. Agenzia delle Entrate (mai piaciuti i film horror)

A questo punto mi sarei aspettato un canale di curling e uno di uncinetto acrobatico, ma invece si continua con “Trash Italiano”, “Tiziano Ferro” e “Turkish Airline”.

Eddai Zuckerberg, anche se non ho più un account Facebook da anni sicuramente riesci a profilarmi meglio di così!

Nota a lato, più incredula che polemica:
ma davvero uno può avere 2 milioni di seguaci presentandosi così su YouTube?


il profilo YouTube di Jakidale

Ho voluto cercare di capire cosa facesse questo tizio e ho capito:

Il fesso sono io che quando ho 10 minuti di tempo mi chiudo in bagno a leggere Il Post

Quando penso che stiamo nutrendo la cosiddetta intelligenza artificiale con questi contenuti mi prende una certa inquietudine.

Ultime disponibilità per Sparta

Un post come questo di Chinaski fa immediatamente ridere ma rimesta nella pancia del genitore un sentimento che è liberatorio far affiorare.
Leggetelo il post, magari la prima volta solo per ridere e la seconda invece chiedetevi cosa avreste risposto voi, a quel ragazzo.

Non voglio certo difendere a prescindere il nostro sistema scolastico e nemmeno ho i titoli per valutarne l’adeguatezza e l’efficacia.
La nostra angoscia di genitori di adolescenti di questo periodo è che siano davvero troppo abituati al facile, alle cose fatte su misura per loro e che quindi si trovino poi inermi quando devono affrontare le normali difficoltà della vita.
Lo vediamo quando si allenano ad uno sport: poco entusiamo e nessuna predisposizione a fare fatica per ottenere risultati.
Se dopo il secondo allenamento non si sentono già quasi campioni sembrano perdere interesse, mollano senza considerare che i risultati sono a portata di mano, basterebbe avere pazienza per qualche settimana e fare un minimo di fatica.
Sarebbe consolatorio dare la colpa la scuola, dire che non si è adeguata ai tempi (probabilmente è vero ma quando mai è stata puntuale nel farlo?), ma dentro di noi abbiamo lo spaventoso dubbio che il problema stia a monte, nel nostro modo di educare (e questo ci spaventa) oppure altrove, fuori dalla famiglia, e questo ci spaventa molto di più come del resto fa ogni cosa che non riusciamo bene ad identificare e classificare.

E’ sufficiente dire ai nostri ragazzi che ai nostri tempi se venivi rimandato a settembre prendevi come minimo un ceffone e molto probabilmente ti giocavi tutti i progetti che avevi fatto per l’estate?
Ovviamente no.
Sono degli sfaticati decerebrati capaci solo di digitare sulla tastiera dello smartphone a velocità per noi impossibili?
Sappiamo benissimo che non è così, e non è il core de mamma che parla.

E’ che nessuno di noi, con quel tanto o poco lasciatogli, dalla scuola italiana, sa cosa fare in questa situazione, e chi dice il contrario su un giornale o per andare in TV probabilmente mente o non sa fino in fondo quel che sta dicendo.
E baratteremmo volentieri un sonoro 4 in Genitorialità Contemporanea per un qualsiasi indizio che ci mettesse sulla strada giusta.

Filosofia della parmigiana

Mentre sparavo sgrassatore come un forsennato sperando che la sola forza della chimica bastasse a far sparire le macchie di pomodoro rinsecchito dalla superficie una volta luccicante dei fornelli, contavo mentalmente quanto tempo avevo speso per cucinare la parmigiana di melanzane:
– una mezz’ora abbondante per comprare gli ingredienti necessari (se avessi preferito i commercianti di quartiere al perfido supermercato ci avrei messo qualcosa di più)
– una ora e mezza di preparazione, in buona parte spesa a grigliare melanzane nei 30° dei primi di agosto, ad un metro circa dal forno che lentamente arrivava ai 180° previsti cominciando a disperdere generosamente nell’ambiente parte del calore generato
– mezz’ora circa per sparecchiare, lavare i piatti e riporre gli avanzi (era buona, ma le mie porzioni sono quelle della nonna di un qualsiasi youtuber del sud).

Totale: 2,5 ore circa
Tempo necessario a consumare un porzione: 10 minuti (scarsi)

Ho cominciato a fare paragoni e paralleli, pensando ad esempio alle ore e ore di girato che finiscono poi per fare un’ora e mezza di film, oppure alle migliaia di ore che un nuotatore passa in vasca rinunciando a tutto il resto della propria vita per poi giocarsi il tutto in qualche minuto.
(I 9 mesi di gravidanza li ho esclusi perchè poi un figlio, di solito, ti rimane tutta la vita e l’aspettativa media di una donna in età fertile è probabilmente superiore ai 9 mesi in buona parte del mondo).

Quanto tempo ho passato a studiare i miei saggi di flauto che poi duravano massimo 5 minuti? Pomeriggi, mentre i miei amici erano ai giardinetti a giocare a pallone e imparare le prima parolacce da quelli più grandi.

Facile arrivare a conclusioni sulla tristezza della condizione umana, ma poi ho pensato che a noi essere umani piace così: quando abbiamo in testa il risultato questo diventa l’idolo a cui rimaniamo più fedeli.
Ci piace fare le cose, con le nostre mani o con la nostra testa, e quando riusciamo a fregarcene di quanto ci costa farle, queste cose, possiamo essere felici in tanti modi diversi, in una scala che va da un estremo all’altro dello spettro delle emozioni che siamo in grado di provare.

Poi ho anche pensato che la prossima volta mi faccio meno seghe mentali e vado in rosticceria.