Giocare a Return to Castle Wolfenstein nel 2020

Tutta colpa del Covid-19.

Costretto in casa dal lockdown per lunghe settimane, tra spazi domestici da dividere e didattica a distanza da gestire, campionato di MLB fermo – cosa mai potevo fare?

Ho ripensato ad uno dei pochi videogiochi che mi hanno appassionato: Return to Castle Wolfenstein, con cui ho passato tante ore nei primi anni 2000.

Sembra passato un secolo, ma una veloce ricerca mi dice che ci sono ancora appassionati che ci giocano in rete nella versione Enemy Territory o nel port open source ET:Legacy.
Per il gioco single player invece sono fioriti diversi intriganti mod, molti dei quali vengono ancora aggiornati.

Nonostante possieda ancora il CD originale, da anni ormai non uso più Windows, quindi il primo problema è stato far girare il gioco su Linux: nessun problema con il motore libero iortcw. Basta installarlo e poi recuperare dall’installazione originale i file .pk3 necessari copiandoli nella cartella del gioco.
Sono disponibile anche le patch di localizzazione, italiano compreso.
RTCW gira benissimo anche su macchine datate con dettagli grafici e risoluzione più che adeguati.
Nel mio caso il computer era un vecchissimo iMac del 2008 con Debian testing.

Stesso discorso per il multiplayer ET:Legacy : installazione e giocabilità perfetti su Linux.
Le note dolenti sono cominciate quando ho voluto provare a giocarci su un iMac più recente su cui è installato MacOS 10.15 Catalina.
Questa versione di MacOS ha del tutto abbandonato il supporto per le applicazioni a 32-bit, rendendo di fatto inutilizzabile la release 2.76 di ET:Legacy.
Si prevede che la prossima versione permetterà il supporto a 64-bit, ma il suo rilascio è atteso ormai da molto tempo senza nessuna previsione su quando sarà pronta.

“Nessun problema” – mi dico “ci sono i sorgenti: compilo da me!” . Le istruzioni sembrano dettagliate, ho già Homebrew installato, mi sembra di essere già a buon punto. Del resto non è la prima volta che compilo qualcosa da me.
Nonostante diversi tentativi che mi hanno portato a risolvere un errore dopo l’altro solo per trovarne sempre uno nuovo, stavo per gettare la spugna quando mi imbatto in questo progetto di un ragazzo portoghese, una build non ufficiale appositamente compilata per MacOS Catalina.
Installando il file .dmg non si riscontrano problemi, solo qualche trascurabile glitch grafico peraltro molto casuale.

Così posso tornare a farmi sparacchiare addosso nelle mie mappe preferite in attesa della release ufficiale 2.77!

Regolare l’immagine della webcam iSight con Linux

La iSight del mio iMac del 2008 funziona perfettamente con Linux, ma in situazioni di illuminazione non ottimali mostra comunque i suoi limiti tecnici, se rapportata ad una qualsiasi webcam recente.

Siccome l’iMac è posizionato in un angolo male illuminato con una grossa finestra alle spalle di chi è seduto, l’immagine catturata è spesso troppo scura, e in tempo di videochiamate e didattica a distanza questo è un problema:

Usando il comando v4l2-ctl è possibile impostare, tra i numerosi parametri, anche la luminosità.

$ v4l2-ctl --set-ctrl=brightness=34

con questo risultato (non perfetto, ma sicuramente migliore):

Variando altri parametri sarà possibile migliorare ulteriormente la qualità dell’immagine.
Utilizzando il comando $ v4l2-ctl -l si ha una panoramica dei parametri supportati.

Per rendere permanenti queste modifiche ho scelto il modo più semplice, anche se forse meno elegante.
Ho creato un semplice script bash:

#!/bin/bash
# aumenta la luminosità di iSight /usr/bin/v4l2-ctl --set-ctrl=brightness=34

Per eseguirlo al boot basta usare crontab:

@reboot bash /percorso/dello/script/script.sh

Canonscan 200 Lide con Debian

Cosa c’è di più ovvio da fare in questi giorni di quarantena che andare a frugare tra le vecchie cose con il velleitario intento di mettere un po’ di ordine?
Ecco che su uno scaffale a prendere polvere trovo un vecchio scanner Canon, un Canoscan 200 Lide.

Collegato all’ancor più vecchio iMac su cui è installata Debian Bullseye, viene riconosciuto immediatamente. Bingo!

La prima scansione di prova però presenta una barra nera che si estende verticalmente su tutta l’immagine, più o meno così:

https://i.stack.imgur.com/b3gij.jpg


Collegato a Mac OS lo scanner funziona invece regolarmente, così da poter escludere che sia un problema hardware.

Tornato a Linux, dopo aver installato sane riesco a far diventare la barra verticale da nera a semplicemente più chiara, ma sempre molto fastidiosa.

Qualche ricerca su Internet mi porta a ritenere che il problema sia nella versione più recente del pacchetto sane-backends, così decido di provare con l’ultima versione che sembra funzionare, la 1.0.25 .

Decido di provare con i sorgenti Debian con l’ultima versione disponibile, così come suggerito qui:

$ sudo apt-get source libsane

L’installazione potrebbe chiedere il pacchetto dpkg-dev, nel caso installatelo.

A questo punto dobbiamo editare un file

$ cd sane-backends-1.0.27/backend/

$ nano -c genesys.c

le righe da modificare sono quelle dalla 2075 alla 2077 e vanno modificate così (in neretto le modifiche da applicare):

if (dev->model->flags & GENESYS_FLAG_SHADING_REPARK && dev->model->cmd_set->slow_back_home)
    {
      status = dev->model->cmd_set->slow_back_home (dev, dev->model->flags );

Salviamo, usciamo dall’editor e compiliamo (installate eventuali dipendenze necessarie):


$ sudo apt-get build-dep libsane
$ cd sane-backends-1.0.27
$ dpkg-buildpackage -rfakeroot -uc -b

Qui il mio vecchio iMac di 12 anni ha lavorato per un po’, su un computer più recente la compilazione non dovrebbe richiedere troppo tempo.
Se tutto va come previsto, dovreste avere il pacchetto pronto da installare:

$ sudo dpkg -i libsane_1.0.27-3.2_amd64.deb

Se richiesto, nella stessa cartella troverete anche i .deb con le necessarie dipendenze.

Alla prima prova lo scanner funzionava già perfettamente, ma potrebbe essere opportuno un riavvio del sistema.

Non resta che impedire che il pacchetto venga sostituito con un aggiornamento successivo:

$ sudo apt-mark hold libsane

Risposte elementari per gente semplice

La risposta a Luca Zaia non può che essere Ozzy Osbourne.

Comunque queste prime settimane di coronavirus, grazie anche alle valutazioni di Zaia sull’igiene dei popoli, mettono in forte discussione il primato italiano sui francesi in fatto di igiene intima: nel paese senza bidet i casi sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli nel nostro paese. Touché.