Ai poveri insalata scondita

Ormai non leggo quasi più Repubblica, ma mi hanno girato questo articolo in cui il ministro dell’ agricoltura Lollobrigida dice di trovare perfettamente normale che un bottiglia d’olio extravergine di oliva arrivi a costare fino a 30€.
In 10 anni il costo dell’olio è aumentato di circa il 173%, il 60% solo negli ultimi 2 anni.
L’operazione a cui il ministro si aggrega sarebbe un “riposizionamento” dell’olio EVO nel carrello della spesa dei consumatori italiani.
In sostanza vuol dire che diventa un prodotto di lusso al pari di una bottiglia di Brunello.

Non posso che essere d’accordo nel riconoscere il valore di un prodotto naturale e della sua lavorazione, ma far diventare l’olio, pilastro della cucina italiana, un bene di lusso, significa snaturare proprio la nostra tradizione culinaria in cui l’olio è ingrediente fondamentale.
Significa trovarsi gradualmente a sostituirlo con altri grassi più economici nelle ricette per lasciarlo solo alla degustazione e forse ai piatti degli chef più ricchi, cambiando di fatto i sapori più caratteristici dei piatti.

Vorrei poi ricordare al ministro che certamente abbiamo bottiglie di vino da 30€ di sicuro valore, ma che la nostra tradizione si basa anche su vini forse più modesti ed economici, consumati però ad ogni pasto, e non centellinati al calice a prezzi che pochi possono permettersi nel quotidiano.

E se poi davvero l’olio di oliva è come dice il ministro “una medicina”, a maggior ragione pretenderei che qualcosa di utile alla salute sia accessibile a tutti, e non solo a chi può permetterselo, ma questo dimostra quale sia l’idea di sanità pubblica che ha buona parte della classe politica che governa in questo periodo l’Italia.


Un rappresentante di questa classe politica in cui ci sono ancora negazionisti del cambiamento climatico e ancora molti di più che considerano la questione clima e ambiente un fastidioso impiccio all’economia e alla libertà delle persone oppure un vezzo dei tanto odiati radical chic / dittatori green, invece di prendere atto che il cambiamento del clima sta gravemente danneggiando una coltura simbolo e fondamento della nostra tradizione culinaria, giustifica l’aumento di prezzo come una valorizzazione del prodotto e del lavoro che è necessario per produrlo.
Una bella giravolta che mi ha fatto andare per traverso il primo caffè della giornata.

Mi chiedo a quanti “riposizionamenti” nel carrello della spesa assisteremo nell’immediato futuro quando vedremo aumentare la pasta o i pomodori.
Farsi una bruschetta al pomodoro costerà come una bistecca di manzo di Kobe e l’olio di oliva lo dovremo importare dalla Svezia perchè la Puglia sarà troppo calda e secca per i nostri ulivi.
Ma forse ci sarà qualcuno che, insieme ad una bottiglia di champagne, potrà ancora permettersi di ordinare una costosa bottiglia di olio per fare una scarpetta da centinaia di euro e farsi invidiare da tutti i suoi followers.

Si è appena concluso il febbraio più caldo di sempre, e quando il ghiacciaio dell’Adamello sarà definitivamente sparito, cosa ci dirà il ministro? Forse che questa è una buona notizia perchè a 3500 metri potremo piantare quegli ulivi che in Puglia non crescono più.